Quella richiesta di risarcimento per un presunto incidente avvenuto lungo una strada di sua proprietà, non l'aveva per nulla convinta, tanto da spingerla a compiere degli accertamenti approfonditi sulla vicenda, dai quali sarebbe emersa una versione dei fatti completamente differente da quella appresa all'inizio.
Caterina Viani, consigliere comunale di minoranza a Verderio, è comparsa stamani in un'aula del tribunale di Lecco, per raccontare le ragioni che nel 2013 l'avevano spinta a sporgere denuncia nei confronti dei coniugi Candido, suoi vicini di casa. Tentata truffa è infatti l'accusa, ancora tutta da dimostrare, da cui sono chiamati a difendersi i due verderiesi che nel giugno di quattro anni fa - come riferito in aula dalla costituita parte civile - le avrebbero inoltrato una missiva con una richiesta di risarcimento danni.
''Nella lettera inviata al mio legale, si diceva che a causa di una buca non ricoperta presente sulla mia strada, la loro figlia era caduta in bicicletta, procurandosi gravi lesioni'' ha riferito la Viani.
''Il documento si chiudeva con una richiesta di risarcimento danni, a fronte della quale mi sono preoccupata, pensando soprattutto alle conseguenze fisiche per la ragazza''. La chiacchierata con un suo vicino di casa però - comproprietario peraltro della stessa strada scenario del sinistro, che funge da servitù di passaggio verso il condominio in cui abitano gli imputati - avrebbe sollevato qualche dubbio nella mente della Viani.
''Mi era stato riferito che il Candido qualche giorno prima si trovava all'esterno dell'oratorio insieme alla figlia e che la aiutava a camminare. A quel punto ho cercato qualche informazione in più: alcuni animatori mi hanno detto che la ragazza era inciampata lì, rimediando una distorsione al piede e che la sera stessa avrebbe disputato insieme agli altri una partita di calcio''. Una presunta verità che ha mandato su tutte le furie la donna.
''Mi sono sentita offesa ed indignata per quel preteso risarcimento e ho chiesto al mio legale di inviare una lettera di risposta ai coniugi'' ha aggiunto la parte civile, spiegando di essersi poi rivolta ai carabinieri.
A precise domande poste dal suo legale, l'avvocato Marcello Perillo e dal difensore dei vicini, Sonia Riva, Caterina Viani ha raccontato quanto i rapporti con i due coniugi fossero tesi per via delle condizioni della strada, già al centro di alcune controversie sia di natura civile che penale.
''La buca presente in strada era stata realizzata da un'impresa, da noi incaricata per poter effettuare un'ispezione dei sottoservizi'' ha precisato la parte civile, confermando di aver ricevuto delle richieste per sistemare la strada - mai accolte - dai condomini che ne usufruiscono, alcuni dei quali a suo dire avrebbero addirittura tentato di portare avanti degli interventi senza esserne autorizzati.
Al termine della sua lunga deposizione, spazio a quella dei testimoni. A cominciare dal vicino di casa che le avrebbe riferito di aver notato la ragazza - presunta vittima della caduta - già claudicante all'esterno dell'oratorio, accompagnata dal padre (l'imputato ndr) che la teneva sotto braccio.
''L'ho vista poi salire le scale di casa, zoppicando'' ha detto l'uomo, anch'egli protagonista di una controversia legale con i due coniugi per via delle condizioni della strada. Davanti al giudice Nora Lisa Passoni e al pubblico ministero Mattia Mascaro, il verderiese ha quindi confermato la versione già resa in precedenza.
Molto più nebulosa visto il trascorrere degli anni invece, la testimonianza della religiosa che operava presso l'oratorio feriale dove si sarebbe verificato l'infortunio.
''Ricordo - ha detto riferendosi alla giovane, figlia dei due imputati -
di averla vista seduta e che alla mia domanda rispose di aver patito le conseguenze di un trauma avuto nei giorni precedenti. Successivamente poi, era arrivata in stampelle. Non ho idea di come fosse caduta però: in oratorio io non ho visto niente''. Qualche precisazione in merito alle dichiarazioni della suora, è stata fatta dall'avvocato di parte civile Perillo, richiamando quanto aveva detto la teste ai carabinieri di Merate, qualche mese dopo i fatti.
''Non so assolutamente nulla'' ha invece affermato una volontaria del Grest verderiese, chiamata a deporre successivamente.
''Non ricordo di incidenti avvenuti in oratorio nel periodo in cui collaboravo io'' ha precisato, spiegando di non ricordare nemmeno che la ragazza si fosse recata in veste di animatrice con le stampelle, come invece ha riferito la suora.
Insomma, dichiarazioni molto diverse fra loro che potranno essere chiarite soltanto dal prosieguo dell'istruttoria, che riprenderà il prossimo 20 settembre. A deporre in quella circostanza saranno i due imputati, che si sottoporranno a esame per raccontare la propria verità. In chiusura di udienza tuttavia, il giudice Passoni ha invitato gli imputati a riflettere sulla possibilità di ricomporre in maniera bonaria la vicenda, chiudendo - con una remissione di querela - il procedimento.
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