Salvini e le concessioni autostradali

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Dario Balotta
Adesso che per metterle in sicurezza servono almeno 23 miliardi, le vecchie autostrade tornano alla gestione dello Stato. Così i cittadini dopo avere pagato con decenni di pedaggi anche ristrutturazioni mai fatte e i ponti mai sostituiti, le ripagheranno due volte: primo perché a pagare sarà lo Stato con le loro tasse e poi perché i pedaggi dovranno ripagare le spese dello Stato e così – invece che diminuire – saliranno ancora. Insomma un superbonus autostradale.
 Sarà questo il risultato della riforma autostradale voluta dal Ministro Salvini se andasse in porto. Anche l’altro obbiettivo – garantire tariffe più omogenee a livello nazionale su tutte le 25 concessionarie della rete autostradale – si tradurrà in tariffe più care per tutti.
 Ma che riforma è? Solo tre anni fa Cassa Depositi Prestiti (la cassaforte dello Stato) ha “punito”  i Benetton una “buonuscita” da quasi 8 miliardi di euro,  rilevando la concessionaria ASPI (3 mila km di rete su 6 mila totali) ceduta da Atlantia dopo la tragedia del Ponte Morandi.  Metà della rete nazionale dovrebbe già essere in mano  pubblica ma nonostante questo i è stata la concessionaria che in questi anni ha aumentato maggiormente le tariffe.

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Come sono già pubblici quasi altri 1.000 km di autostrade gestite dall’ANAS dal GRA di Roma in giù, oltre ai trafori del Bianco e del Frejus, alla Torino-Bardonecchia ed altro.  E allora cosa fa lo Stato, se le rivende vende a se stesso?
La riforma del comparto autostradale è attesa da anni e dovrebbe  riscrivere le norme per i concessionari , garantendo ai cittadini e alle imprese sicurezza, efficienza ed una tariffa equa, mentre oggi abbiamo autostrade gratuite al sud ed autostrade tanto care che la gente non le usa (BreBeMi, TEM e Pedemontana per citarne solo tre).
 Il Decreto in gestazione  contrabbanda per riforma del settore  la nascita della nuova holding “Autostrade di Stato”. Nient’altro che l’ennesimo carrozzone ben fornito di poltrone ma già coperte da noti bojardi di Stato.
La riforma di Salvini non dice a quanto ammonta l'indebitamento delle concessionarie, quali saranno i costi dell'ammodernamento ed il fabbisogno della manutenzione corrente della rete. Una incertezza non da poco considerata l'urgente necessità di un riordino del sistema concessionario italiano in relazione al grave stato di invecchiamento di gran parte della rete.
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Dario Balotta - Europa Verde
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